Sanità: troppo esosa per gli over 65. Uno su tre rinuncia alle cure

Settimana-buona-salute-e1493205241153La salute costa cara agli anziani. In media, nell’ultimo anno, gli over 65 hanno speso in sanità 455 euro, una cifra non lontana dall’importo di una mensilità di pensione minima (500 euro circa). Troppo oneroso anche l’accesso al sistema sanitario nazionale: più di un anziano su tre (il 35%) ammette di aver rinunciato ad una visita diagnostica specialistica, proprio a causa del costo eccessivo del ticket sanitario, mentre l’11% si è potuto avvalere dell’esenzione.

È quanto emerge dalla seconda indagine sul rapporto tra sanità e over 65, condotta da Fipac, in collaborazione con SWG, in occasione della Settimana della Buona Salute, che si concluderà domenica 30 aprile. L’edizione di quest’anno prevede oltre 100 appuntamenti in città e paesi italiani, dalla distribuzione di materiale informativo sull’alimentazione sicura e sull’attività fisica, manuali sui corretti stili di vita ed allestimento di punti prevenzione e visite gratuiti. L’obiettivo è riportare al centro dell’attenzione i temi della salute e del rapporto tra sistema sanitario e pazienti, soprattutto i più anziani che, schiacciati tra ticket che aumentano e pensioni che rimangono ferme, sono tra i più a rischio di ‘povertà sanitaria’, ovvero l’esaurimento delle risorse da dedicare alla salute.

Rischio che emerge chiaramente dai dati dell’indagine: il 12% degli intervistati ha dichiarato di aver speso tra i mille ed i 2mila euro nell’ultimo anno, il 15% addirittura oltre duemila. Cifre incompatibili con il reddito di molti over 65: la pensione media, in Italia, è di 825 euro al mese e nel caso dei trattamenti minimi si abbassa ad appena 500 euro. Come è chiaro dal sondaggio, qualcuno rinuncia, per mancanza di risorse, addirittura alla diagnostica, in particolare a quella preventiva. Ma si taglia anche sulle cure, soprattutto in caso di problemi non completamente invalidanti come quelli odontoiatrici.

A parte i costi, però, gli anziani trovano difficoltà di accesso alla sanità pubblica anche in termini di attesa. Tanto che due persone su tre (il 66%) ha deciso di ricorrere, nonostante i costi superiori, a strutture private per realizzare in tempi brevi le visite o le analisi necessarie, a fronte del 28% che ha potuto evitarlo, mentre il restante 6% ha fatto ricorso ai pronto soccorso per aggirare le lunghissime attese.

La riduzione dei tempi d’attesa per la diagnostica e per le visite specialistiche è in cima anche alla classifica degli interventi più richiesti dagli over65, con il 38% delle indicazioni. Seguono l’assegnazione di risorse maggiori al servizio sanitario nazionale (17%) e la riduzione della complessità burocratica (12%), mentre uno su dieci vorrebbe uno sconto del ticket per i redditi più bassi. Giudizio positivo, invece, sul medico di famiglia, ritenuto dal 29% il servizio sanitario pubblico più efficiente, seguito dalle prestazioni ospedaliere (20%) ed il pronto soccorso (13%). In coda alla classifica, invece, le voci dell’assistenza post ospedaliera (3%) e domiciliare (2%).

“Dai risultati della nostra indagine – spiega il Presidente di Fipac Massimo Vivoli – emerge chiaramente un rischio concreto di povertà sanitaria per molti anziani, soprattutto in caso di malattie gravi o degenze croniche o quando è necessario muoversi in fretta. C’è bisogno di un intervento per una sanità maggiormente a misura d’anziano: innanzitutto con una riduzione del costo del ticket a carico dei redditi più bassi, ma anche potenziando l’assistenza domiciliare, per ora nota dolente della nostra sanità pubblica, ma miglior percorso per garantire, in futuro, la sostenibilità del sistema”.

Ecco nel particolare i risultati dell’indagine SWG

 Nell’ultimo anno, è stato mai costretto a rinunciare ad una cura o visita diagnostica specialistica a causa del costo eccessivo del ticket sanitario?

35

No

54

non pago il ticket perché sono esente

11

Valori %

Nell’ultimo anno, quanto ha dovuto investire in spese sanitarie?

fino a 100 euro

7

da 100 a 200 euro

11

da 200 a 300 euro

12

da 300 a 400 euro

11

da 400 a 500 euro

9

da 500 a 1000 euro

15

da 1000 a 2000 euro

12

oltre 2000 euro

15

non saprei

8

Valori %

Valore mediano                                              455 euro

Nell’ultimo anno, ha mai deciso di rivolgersi a un privato a causa dei tempi troppo lunghi della lista d’attesa per avere analisi o visite specialistiche attraverso il servizio sanitario nazionale?

66

no, ma perché mi sono servito del pronto soccorso per evitare le attese

6

no

28

Valori %  

Tra i seguenti servizi sanitari pubblici, quale ritiene essere più efficiente:

medico di famiglia

29

prestazioni ospedaliere (ricovero, etc)

20

pronto soccorso

13

diagnostica (analisi, visite specialistiche, etc)

11

il funzionamento del Centro Unico Prenotazioni

7

assistenza post ospedaliera

3

assistenza medica domiciliare

2

non saprei

15

Valori %  

Per migliorare il servizio sanitario pubblico, secondo lei, dove bisognerebbe intervenire?   

ridurre i tempi d’attesa per diagnostica e visite specialistiche

38

assegnare più fondi al servizio sanitario nazionale

17

ridurre la complessità burocratica

12

ridurre il costo del ticket per i redditi più bassi

10

incrementare la competenza del personale medico e infermieristico

7

estendere l’assistenza medica domiciliare

5

migliorare le condizioni di trattamento dei pazienti ricoverati in ospedale

3

migliorare la comunicazione medico-paziente

2

non saprei

6

Valori %  

 

 

NOTA METODOLOGICA

Tema del sondaggio: i servizi sanitari Soggetto realizzatore: SWG Spa Committente e acquirente: Confesercenti Nazionale Data di esecuzione: 18-20 aprile 2017 Metodologia di rilevazione: sondaggio online CAWI su un campione casuale probabilistico stratificato e di tipo panel ruotato di 1000 soggetti rappresentativi della popolazione over 65 residente,  distribuito su tutto il territorio nazionale. Il campione intervistato online è estratto dal panel proprietario SWG. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall’ISTAT. I dati sono stati ponderati al fine di garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di sesso, età e macro area di residenza. Margine d’errore massimo: ±  3,0%

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