Ci aspettiamo – ha detto il presidente della Bce – tassi invariati fino a estate 2019
“In questi tempi di aumentate incertezze globali, è più importante che mai che l’Europa resti unita”. Lo ha affermato il presidente della Bce, Mario Draghi, nella sua audizione trimestrale al Parlamento europeo. “Gli sforzi che abbiamo già compiuto hanno reso l’unione economica e monetaria più resiliente agli shock. Tuttavia è ancora incompleta e resta vulnerabile – ha rilevato Draghi. Per sostenere la fiducia e proseguire l’espansione economica, ci serve altra integrazione e convergenza tra gli Stati”.
“Ci aspettiamo – ha detto ancora – che i tassi di interesse della BCE restino ai livelli attuali almeno durante l’estate del 2019 e in ogni caso per tutto il tempo necessario a garantire che l’evoluzione dell’inflazione rimanga allineata con le nostre attuali aspettative di un percorso di aggiustamento sostenuto”.
“Le nostre misure di politica monetaria – ha aggiunto – sono state molto efficaci. Stimiamo che le misure adottate dalla metà del 2014 avranno un impatto cumulativo complessivo di circa 1,9 punti percentuali sia sulla crescita del PIL reale dell’area dell’euro sia sull’inflazione per il periodo compreso tra il 2016 e il 2020. Le nostre misure stanno giocando un ruolo decisivo nel riportare l’inflazione sulla giusta strada per raggiungere un livello inferiore ma prossimo al 2% nel medio periodo – ha ribadito. Tuttavia, dobbiamo essere pazienti, persistenti e prudenti nella nostra politica per garantire che l’inflazione rimanga su un percorso di aggiustamento sostenuto. Intendiamo mantenere – ribadisce Draghi – la nostra politica di reinvestire i principali pagamenti dai titoli che vengono a scadenza nell’ambito del programma di acquisto di asset per un periodo esteso di tempo dopo la fine del nostro programma di acquisto di asset e, in ogni caso tanto a lungo quanto sarà necessario a mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di politica monetaria espansiva”.
“I rischi al ribasso per le prospettive di crescita – ha sottolineato Draghi riguardano principalmente la minaccia di un maggiore protezionismo: un’Unione europea forte e unita può aiutare a cogliere i benefici dell’apertura economica proteggendo al tempo stesso i suoi cittadini contro una globalizzazione incontrollata. L’UE può dare supporto al multilateralismo e al commercio globale, capisaldi della crescente prosperità economica negli ultimi sette decenni. Ma per avere successo al di fuori, l’UE richiede istituzioni solide e una sana governance economica all’interno”, ha aggiunto.
“E’ ormai abbastanza chiaro che i Paesi con alto debito devono avere una politica di bilancio sostenibile, e dovrebbero ricostituire i margini di bilancio per quando la crescita diminuirà – ha spiegato Draghi. La crisi ci ha lasciato molte lezioni una delle quali è proprio questa. I paesi che avevano bilanci solidi erano nella posizione per spendere soldi per salvare le loro banche, altri che non avevano margini non hanno potuto farlo. Quindi – ha concluso Draghi – la crisi ci ha detto tante cose ma una è che in questa fase in vista del futuro bisogna ripristinare margini di bilancio. Il tetto lo ripari quando c’è il sole”.
“Un’adozione tempestiva del pacchetto di riforme bancarie – ha concluso il presidente della Bce – aiuterà a rafforzare ulteriormente la solidità del sistema finanziario”. Draghi ha invocato un “rapido processo” da parte del Trilogo (il confronto tra Commissione, Parlamento e Consiglio) e definito “altrettanto importante” l’accordo raggiunto sull’uso del fondo Esm come rete di protezione per il Fondo di risoluzione bancaria. Nelle riforme future, inclusa quella sull’assicurazione comune dei depositi bancari – ha detto – non dobbiamo arenarci sulla distinzione fra riduzione dei rischi e condivisione dei rischi. Una sostanziale riduzione dei rischi è già avvenuta; la condivisione dei rischi aiuta molto la loro riduzione”.
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