CONFESERCENTI Sicilia, CASARTIGIANI Sicilia, CONFCOOPERATIVE Sicilia, CLAAI Sicilia, Confartigianato Sicilia, CNA Sicilia, LEGACOOP Sicilia intervengono per contestare la posizione assunta da Unioncamere Sicilia sul sistema delle Camere di Commercio Siciliane

Al Ministro per lo Sviluppo Economico
On. Giancarlo Giorgetti
Al presidente della Commissione Bilancio alla Camera
On. Fabio Melilli
Ai componenti della Commissione Bilancio alla Camera
Al Presidente della Regione
On. Nello Musumeci
Al Presidente dell’ARS
On. Gianfranco Micciché

Siamo purtroppo, e ci dispiace, costretti ad intervenire per contestare in toto la posizione assunta da Unioncamere Sicilia sul sistema delle Camere di Commercio Siciliane, recentemente interessato da importanti modifiche di legge e attualmente destinatario di provvedimenti in discussione al Parlamento Nazionale.
In primo luogo perché non risponde al vero l’affermazione, espressa da Unioncamere Sicilia, di una unanime contrarietà delle organizzazioni datoriali regionali alle modifiche apportate dalla legge. Una parte significativa del sistema delle PMI siciliane, e cioè la quasi totalità delle associazioni dell’artigianato e della cooperazione, sicuramente la parte maggioritaria di queste due tipologie di impresa, nonché parte delle associazioni dell’Industria e del Commercio, ha infatti riconosciuto, pur auspicando anche una futura revisione del numero complessivo delle Camere siciliane, che le modifiche apportate alla legge rispondono ad una problematica effettivamente esistente nell’attuale sistema camerale siciliano. Inoltre è stata fortemente sottolineata l’esigenza di introdurre anche in Sicilia il principio della autonomia delle Camere di Commercio delle Città Metropolitane, principio vigente in tutto il territorio nazionale tranne che, non si comprende per quale ragione, in Sicilia. Un principio che almeno parzialmente, per la Camera di Catania, è stato affermato dalle modifiche di legge apportate. Quindi non è vero che la totalità delle associazioni di categoria si sono dette contrarie a quelle modifiche e allo stesso modo non sono oggi contrarie a quelle in discussione.
In secondo luogo perché sul piano del metodo riteniamo che i soggetti chiamati ad esprimersi sull’organizzazione del sistema camerale debbano essere le associazioni datoriali che vengono infatti riconosciute dalla legge quali soggetti primari in quanto tali chiamati ad esprimere la governance delle Camere di Commercio. Se così non fosse si correrebbe infatti il rischio di posizioni volte più alla difesa di strutture derivate che non alla effettiva tutela degli interessi delle imprese sul territorio. Insomma, noi crediamo che l’attenzione delle Camere di Commercio debba essere centrata sulle imprese e sulle loro reali esigenze alla luce dei nuovi ed importantissimi compiti attribuiti dalla riforma mentre l’elemento centrale di interesse del dibattito è sembrato essere fin qui quello delle partecipate (dagli aeroporti in giù). Ed è per questo motivo che le valutazioni sulla migliore forma organizzativa del sistema camerale sul territorio devono essere espresse dalle associazioni datoriali che conoscono le problematiche e le reali esigenze delle imprese e ne rappresentano gli interessi.
Per tali ragioni, nel pieno rispetto della loro autonomia decisionale, esprimiamo alle istituzioni in indirizzo l’invito a tenere conto di questa posizione di una parte significativa del mondo delle imprese.

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