Commercio: appello di Confesercenti ai parlamentari, rivedere liberalizzazione aperture negozi

Vivoli: “DDL Concorrenza sia occasione per intervenire e restituire le competenze ai territori”

Liberaladomenica-negozio

I prossimi 25 aprile e 1 maggio non saranno giorni di festa per tutti: centinaia di migliaia di piccoli imprenditori del commercio saranno infatti costretti a lavorare per tenere aperta l’attività, anche in assenza di clienti e in zone non interessate dai flussi turistici. E’ uno degli effetti collaterali della deregulation varata dal Governo Monti, che prevede la possibilità per le attività commerciali di rimanere aperte 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Un ritmo insostenibile per i piccoli esercenti, che per non essere tagliati fuori dalla concorrenza della GDO hanno rinunciato a qualsiasi giorno di riposo. Ci appelliamo a tutti i parlamentari perché rivedano una normativa che crea iniquità e che ha pesantemente danneggiato le PMI del commercio, favorendo solo la grande distribuzione.

Così Confesercenti, in una nota, rilancia l’idea di rivedere il regime di liberalizzazioni introdotto con il decreto Salva Italia nel 2012.

Più che Salva Italia – continua la nota – si dovrebbe parlare di Imbroglia Italia. Il Governo Monti aveva detto che la liberalizzazione avrebbe rilanciato consumi, concorrenza e occupazione: ma gli unici effetti certi, finora, sono stati la compressione dei diritti dei piccoli imprenditori e lo spostamento di quote di mercato dai negozi tradizionali alla grande distribuzione, come evidente anche dai dati sulle vendite diffusi oggi dall’Istat, che mostrano una contrazione delle piccole superfici a fronte di un aumento per le grandi strutture.

“Da quasi tre anni ormai – spiega Massimo Vivoli, Presidente Confesercenti – la nostra confederazione si batte per una revisione della normativa: noi non chiediamo di stare chiusi sempre, ma di restare aperti solo quando e dove necessario, come ad esempio nelle località turistiche. Per questo riteniamo che le competenze in materia di aperture domenicali e festive debbano tornare alle Regioni, che conoscono il territorio. Un obiettivo condiviso da migliaia di persone in Italia, come dimostra la Legge di iniziativa popolare per la revisione della deregulation, sostenuta da 50mila firmatari, che abbiamo portato in parlamento nel 2013 grazie alla campagna Liberaladomenica. Ad oggi, però, non si riscontrano passi avanti. Per questo chiediamo ai parlamentari di riprendere la questione: il prossimo Ddl Concorrenza potrebbe offrire l’occasione perfetta per arrivare finalmente a una soluzione che riporti l’equilibrio nel commercio”.

 

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