Povertà, Caritas: nel 2017 i poveri assoluti in Italia salgono a oltre 5 milioni

Dagli anni pre crisi a oggi +182%. Una famiglia italiana su venti risulta povera

“In Italia il numero dei poveri assoluti, cioè le persone che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso, continua ad aumentare, passando da 4 milioni 700mila del 2016 a 5 milioni 58mila del 2017, nonostante i timidi segnali di ripresa sul fronte economico e occupazionale”.

E’ quanto emerge dal  rapporto Caritas Italiana 2018 su povertà e politiche di contrasto, che è stato presentato oggi.

“Dagli anni pre-crisi ad oggi, rileva il rapporto, il numero di poveri è aumentato del 182%, un dato che dà il senso dello stravolgimento  avvenuto per effetto della recessione economica. L’istruzione, sottolinea, continua ad essere tra i fattori che più influiscono sulla condizione  di povertà. Dal 2016 al 2017 si aggravano le condizioni delle famiglie in cui la persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza  elementare (passando dal 8,2% al 10,7%). Al contrario i nuclei dove il ”capofamiglia” ha almeno un titolo di scuola superiore registrano valori di incidenza della povertà molto più contenuti (3,6%)”.

“Tra gli individui in povertà assoluta i minorenni sono 1 milione 208mila (il 12,1% del totale) e i giovani nella fascia 18-34 anni 1 milione 112mila (il 10,4%): oggi quasi un povero su due è minore o giovane, prosegue il rapporto. L’evidente particolarità di questi anni di  postcrisi riguarda la questione giovanile: da circa un lustro, infatti, la povertà tende ad aumentare al diminuire dell’età,
decretando i minori e i giovani come le categorie più svantaggiate (nel 2007 il trend era esattamente l’opposto)”.

“Una famiglia italiana su venti risulta povera, mentre tra gli stranieri in Italia quasi una su tre, conclude la Caritas Italiana. Per quanto riguarda la cittadinanza, la povertà assoluta si mantiene al di sotto della media tra le famiglie di soli italiani (5,1%), sebbene in leggero aumento rispetto allo  scorso anno, mentre si attesta su livelli molto elevati tra i nuclei con soli componenti stranieri (29,2%). Lo svantaggio degli immigrati non costituisce un elemento di novità e nel 2017 sembra rafforzarsi  ulteriormente”.

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